AGOSTO 1957. Eiger: lultima salita
In caso di maltempo si rinvia a domenica 29 agosto. In caso di ulteriore impossibilità a causa del maltempo, lo spettacolo si svolgerà presso l'auditorium Torelli.
A cura del comune di Sondrio
di Mattia Conti
con Alberto Bonacina e Sara Velardo
musiche Sara Velardo
direzione tecnica Matteo Binda
fonico Luca Zugnoni
coordinamento alla produzione Roberta Corti
regia Alberto Bonacina
una coproduzione LO STATO DELLARTE - CAI Sez. di Lecco Riccardo Cassin
SINOSSI
Agosto 1957. Claudio Corti e Stefano Longhi, due lecchesi, decidono di rincorrere un sogno: essere i primi italiani a conquistare la mitica (e famigerata) Parete Nord dellEiger. La scalata si rivela drammatica, alla cordata dei due italiani si affianca quella formata da due scalatori tedeschi. La progressione è lenta e condizionata da continue scariche di sassi e ghiaccio. LOrco non smentisce la sua fama. Il tentativo si concluderà in tragedia. Dei quattro alpinisti solo Claudio Corti sarà salvato. Dei tedeschi si perderanno le tracce. Il corpo senza vita di Stefano Longhi resterà appeso alla Parete Nord per quasi due anni diventando contemporaneamente attrazione e monito per turisti e scalatori.
NOTE DI REGIA
Con Agosto 1957 abbiamo sì voluto raccontare la storia di uomini alla rincorsa di un sogno trasformatosi in incubo, ma anche quella di uomini che hanno avuto il coraggio di sfidare i propri limiti. Quali le emozioni? Quali i pensieri più intimi? Niente pietismo e niente sconti. Il punto di vista è quello di Stefano Longhi che si sviluppa in una dimensione onirica dove tempo e spazio perdono di significato a vantaggio della storia narrata. Limpianto drammaturgico permette così di evocare altri fantasmi dellEiger, vittime precedenti dellOrco: Karl Mehringer, Andreas Hinterstoisser, Toni Kurtz, Mario Menti.
Il testo è scritto appositamente per lo spettacolo da Mattia Conti.
Le musiche, composte da Sara Velardo, disegnano un vero e proprio ambiente sonoro divenendo così parte integrante della drammaturgia.
NOTA DELLAUTORE
Il testo è stato scritto dopo un lavoro di ricerca che ha contemplato la tragedia da tutti i punti di vista, per scegliere di concentrarsi su uno sguardo mai esplorato, quello di Stefano Longhi. La sua voce narrante lega i vari segmenti dello spettacolo. Stefano ci parla dalla cengia rocciosa su cui attende i soccorsi e viviamo insieme a lui incubi, paure, ricordi, sogni, fino allaccettazione del suo tragico destino. Stefano rimane solo, in mezzo al nulla, ma cè sempre una presenza a sorvegliarlo: è lo spirito della montagna. Il monologo si trasforma così in un dialogo, uno scambio tra luomo e una natura misteriosa, rocciosa, crudele ma, a modo suo, materna. Proprio attraverso queste due voci, una umana e implorante, laltra arcaica e ostile, prendono vita i momenti più lirici dello spettacolo. LEiger diventa luogo del sogno e della visione. Lo spettacolo vuole avvolgere il pubblico in questa atmosfera, sfuggendo i rischi della didascalia e della cronistoria e narrando la vicenda di Stefano Longhi con un taglio onirico ed emozionale.