Cervino
Una mostra del Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi" CAI di Torino a CAST il CAstello delle STorie di Montagna del Comune di Sondrio
Dopo la presentazione al Museo Nazionale della Montagna di Torino e alla Casa Alpina Iren di Ceresole Reale, nel Parco del Gran Paradiso, la mostra Cervino. La montagna leggendaria sarà visitabile a CAST il Castello delle Storie di Montagna, a Sondrio.
Questa terza tappa del progetto, nato dalla collaborazione del Museomontagna con lalpinista Hervé Barmasse, è resa possibile grazie alla Sezione Valtellinese del CAI di Sondrio, alla Fondazione Luigi Bombardieri e al Comune di Sondrio.
Liniziativa si inserisce inoltre nelle attività dellIMMA International Mountain Museums Alliance, associazione di settore di cui il Museomontagna di Torino è sede e coordinatore e alla quale hanno aderito nel 2024 anche i tre Musei del Comune di Sondrio: MVSA Museo Valtellinese di Storia e Arte, MuMiVV Museo dei Minerali di Valtellina e Valchiavenna e CAST il Castello delle Storie di montagna , oggi sede della mostra Cervino.
Il progetto è, inoltre, finalizzato alla valorizzazione culturale della pratica dellAlpinismo, iscritto nel Patrimonio Immateriale UNESCO a fine 2019, con dossier di candidatura internazionale redatto dal Museomontagna.
Imponente e solitario, dalla forma perfetta di una piramide, con i suoi 4.478 metri di altezza il Cervino svetta sulle Alpi Pennine, al fondo della Valtournenche. Considerato a lungo inespugnabile, con la prima ascensione del 1865 nacque il suo mito, che si diffuse rapidamente in tutto il mondo rendendolo una vetta leggendaria.
Da 160 anni attrae scalatori e alpinisti da Paesi vicini e lontani con un innegabile magnetismo, suscitando un misto di rispetto, timore e fascinazione che ne fanno una meta unica e ambita per turisti e alpinisti. Ma non solo. La sua popolarità e la sua storia lhanno reso simbolo e icona delle montagne più belle e quasi perfette; lo Shivling è il Cervino dell'India, l'Ama Dablam del Nepal, l'Alpamayo delle Ande, il Masherbrum del Karakorum: tutte vette paragonate al Cervino.
Con la prima ascensione, tutte le cime più prestigiose delle Alpi erano state salite. Nel frattempo, lalpinismo entrava in una nuova era: dopo quella dei primordi, motivata da ragioni scientifiche, e la successiva, caratterizzata dal desiderio di conquista, iniziava a prendere forma la fase dellalpinismo sportivo-esplorativo.
Il crescente desiderio di avventura e la sfida verso i limiti della scalata spingevano gli alpinisti a tentare di raggiungere le montagne già salite per itinerari differenti, più difficili e giudicati impossibili dalle generazioni precedenti. E poi rimanevano da scalare tutte le cime minori, quelle più verticali e strapiombanti.
Con queste premesse le Alpi hanno ancora moltissimo da offrire e il Cervino, dopo lepopea della conquista, diventa nuovamente una delle mete più ambite, con le sue sei creste, le quattro pareti e le pareti nelle pareti: un palmares che ancora oggi pochi alpinisti possono vantare.
Nato e cresciuto ai piedi del Cervino, in una famiglia in cui il mestiere di guida alpina si tramanda da quattro generazioni, Hervé Barmasse, alpinista, scrittore, regista di film di montagna e guida alpina, è il solo ad aver salito tutte e sei le creste in solitaria. Un legame intimo e profondo lo lega alla montagna di casa, salita per la prima volta a sedici anni. Sulla Gran Becca, tra prime ascensioni solitarie, prime invernali e vie nuove, è lalpinista che ha allattivo più exploit e lunico, dopo Walter Bonatti, ad aver aperto una via nuova in solitaria. Ed è tramite lalpinismo, e lincontro con il Cervino, che lalpinista valdostano ha creato un rapporto stretto con la natura.
A partire dal suo libro Cervino. La montagna leggendaria, la mostra racconta la montagna più iconica delle Alpi attraverso gli occhi dellalpinista e ne ripercorre la storia tramite materiali storici del Centro Documentazione del Museomontagna.
Con fotografie e documenti, il percorso narra le imprese dei protagonisti, accompagnate dalle testimonianze del giornalista e scrittore Enrico Camanni, che ha anche contribuito allo sviluppo dei contenuti dellesposizione insieme a Hervé Barmasse, Veronica Lisino e Marco Ribetti, conservatrice e vicedirettore del Museo; di Luciano Bolzoni, architetto, storico dellarchitettura e direttore di Alpes; di Michele Freppaz, pedologo e nivologo dellUniversità di Torino.