Le memorie di Ivan Karamazov
dai Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij
con Umberto Ursini
drammaturgia Umberto Orsini e Luca Micheletti
regia Luca Micheletti
produzione Compagnia Umberto Orsini
SINOSSI
Un percorso allinterno dellultimo e forse più grande romanzo di Fjodor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, che Umberto Orsini affronta per la terza volta nella sua carriera dattore come una vera e propria linea guida e cavallo di battaglia. Dopo il fortunato sceneggiato televisivo di Bolchi e La leggenda del grande inquisitore, questo nuovo Karamazov è per Orsini loccasione di confrontarsi direttamente con la complessità del personaggio più controverso e tormentato dellintera epopea letteraria: Ivan Karamazov, il libero pensatore che teorizza lamoralità del mondo e conduce forse consapevolmente allomicidio lassassino di suo padre; Ivan Karamazov, protagonista controverso e tormentato, colpevole e innocente insieme, ritorna a parlare, come un uomo ormai maturo che sente di non aver esaurito il suo compito, che sente il suo personaggio romanzesco troppo limitato per esprimere la complessità del suo pensiero e chiarire le esatte dinamiche dei delitti e dei castighi
E così si confessa e cerca di raccontare la sua storia. Compila le sue memorie e tenta di fare luce sui propri sentimenti e sulla propria filosofia, provandosi a svelarne le implicazioni criminali in un vero e proprio thriller psicologico e morale il cui più alto vertice resta limmaginario poema di Ivan che narra del confronto metaforico tra un Cristo ritornato sulla terra e un vecchio inquisitore che crede che Egli si meriti il rogo.
Nella ricchezza dun linguaggio penetrante quanto immediato e nellavvicendarsi degli stati psicologici dun personaggio amletico e imprendibile, Umberto Orsini è il grande protagonista dun inedito viaggio nellumana coscienza che non teme di affrontare tabù antichi e moderni (la morte del padre, lesasperato vitalismo, lincontro con il diavolo
) precipitando Ivan Karamazov nel suo personale sottosuolo dal quale egli compone delle allucinate eppure lucidissime memorie, quarantanni dopo le vicende del romanzo di Dostoevskij.
Lattore, accompagnato da una musica in stringente e fervido dialogo emotivo con le parole chegli pronuncia, dà luogo ad una straziata e commovente confessione a tu per tu con se stesso e con i propri fantasmi, a metà tra la finzione letteraria e il pirandelliano dissidio con un personaggio in cui ritrova le espressioni più oscure del proprio io.