Il Malato Immaginario - L'ultimo viaggio
Soggetto originale e regia Marco Zoppello
Con, in ordine alfabetico Sara Allevi, Anna De Franceschi, Michele Mori, Stefano Rota, Marco Zoppello
scenografia di Alberto Nonnato
costumi di Laura Salvagnin
disegno luci di Paolo Pollo Rodighiero
maschere di Roberto Maria Macchi
produzione: StivalaccioTeatro / Teatro Stabile del Veneto
realizzato con il sostegno di 70° Ciclo di Spettacoli Classici
17 Febbraio 1673. La quarta recita de Il malato immaginario è a rischio, tra i lavoratori del
Palais Royal si parla di annullare lo spettacolo, il Maestro non è dellumore per andare in scena. Ma
la compagnia dello Stivale non ci sta, ed irrompe nel teatro pronta a reclamare la paga giornaliera,
spinti dallo spettro della fame, sempre dietro langolo.
Linsistenza dei tre commedianti è inarrestabile, Molière è costretto a cedere: lo
spettacolo deve continuare! A complicare la situazione un ritorno inaspettato: Madeleine
Poquelin, figlia di Molière, fuggita dal convento Romano dove era stata rinchiusa. Prende il via la
celebre ed esilarante storia del Malato Argante, vecchio ipocondriaco che, tra purghe e salassi, va
dissipando la propria fortuna. Tra le astuzie della serva Tonietta si intessono e si cantano gli amori
ostacolati della dolce Angelica con il giovane Cleante, il tutto sotto locchio di Belinda, seconda
moglie di Argante, intenta ad accaparrarsi la fortuna del vecchio marito.
E una recita particolare, quella che si rappresenta al Palais Royal quella sera, tra i lazzi, le improvvisazioni
e le maschere grottesche dei Commedianti le ombre si allungano sui fondali dipinti, i bagliori
delle candele si affievoliscono rischiando di spegnersi al primo soffiare del vento. Il Malato Immaginario è una farsa perfetta. Molière, da veterano della risata, costruisce nellultima sua opera una macchina teatrale inattaccabile, tratteggiando personaggi classici e moderni allo stesso tempo. Egli mette in scena la forza e vitalità dellamore giovanile contrapposta con la più grande paura dellumano: il passare del tempo. Un ultimo viaggio, ancora una volta, tra la polvere del palcoscenico, le corde, i tiri e i contrappesi. Un inno alla vita, alla risata e alla bellezza, cantato dai saltimbanco, condito di una farsa feroce, intrisa di amore per il pubblico. I testi diventano, nuovamente, pre-testi, condizioni di partenza per spiccare il salto nelluniverso molieriano, giocandoci, improvvisandolo, cantandolo, mimandolo nel gioco pià totale del teatro, che deve essere vivo, estemporaneo e tangibile quanto la Commedia, specchio incrinato dellumano.