Canti del Paradiso
Canto XVII - Cacciaguida

Canto XVII - Cacciaguida

La tavola illustra il momento che segue la profezia di Cacciaguida circa il destino d’esilio del poeta. Il contegno di Dante, capo chino e gesto umile di accettazione del proprio fato, è quello di chi, benché turbato, va incontro ai “colpi di ventura”. L’illustre avo di Dante, spogliato d’ogni attributo di cavaliere e delle imprese crociate, appare vestito di una semplice tunica, raggiante di beatitudine con una fisionomia affine a quella di Cristo. La posa meditativa e l’espressione grave sono quelle di chi sa di aver pronunciato una sentenza fatidica.

 

Poi che, tacendo, si mostrò spedita 
l’anima santa di metter la trama 
in quella tela ch’io le porsi ordita,

io cominciai, come colui che brama, 
dubitando, consiglio da persona 
che vede e vuol dirittamente e ama:      

«Ben veggio, padre mio, sì come sprona 
lo tempo verso me, per colpo darmi 
tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona;


per che di provedenza è buon ch’io m’armi, 
sì che, se loco m’è tolto più caro, 
io non perdessi li altri per miei carmi. 


Paradiso, Canto XVII, vv 100-111