Canti del Paradiso
Canto XXX - Entrata all'Empireo

Canto XXX - Entrata all'Empireo

Salito all’Empireo Dante è chiamato alla contemplazione dei più profondi misteri celesti. La luminosità percepibile dall’occhio umano è sostituita dalla luce della pura mente, la cui visione, per essere sostenuta, presuppone una natura diversa e potenziata alla quale il pellegrino Dante viene per grazia innalzato.

Questo disegno del Ligari non riporta alcuna indicazione della cantica a cui si riferisce; la sua identificazione è stata però possibile grazie al confronto con l'edizione del Flaxman del 1802, stampata a Roma.

 

Cotal qual io la lascio a maggior bando
che quel de la mia tuba, che deduce
l’ard
üa sua matera terminando,

con atto e voce di spedito duce
ricominciò: «Noi siamo usciti fore
del maggior corpo al ciel ch’è pura luce:

luce intellettüal, piena d’amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore.

 

Paradiso, Canto XXX, vv 34-42