Canti dell'Inferno
Canto I - Il viaggio nell'Oltretomba

Canto I - Il viaggio nell'Oltretomba

Iniziamo il nostro viaggio con il Canto I, considerato l’introduzione a tutta la Divina Commedia.

Gli studiosi hanno ipotizzato che il viaggio del Sommo Poeta cominciasse il 25 marzo 1300, appunto nel “mezzo del cammin” della sua vita, che lui considera essere a 35 anni, come sappiamo anche da un passo del Convivio (“Tutte le terrene vite [ …] lo punto sommo di questo arco [ …] ne li perfettamente naturati esso ne sia nel trentacinquesimo anno” - Convivio IV, XXII 6-10).

Dante si è smarrito nella “selva oscura” (Divina Commedia, I, 2), la “selva erronea di questa vita” (Convivio, IV, XXIV 12) la vita peccaminosa in cui il poeta si è perso, ottenebrato così tanto dal peccato da non rendersene conto. Ha incontrato le tre fiere, una lonza (lussuria), un leone (superbia) e una lupa (avarizia), ma soprattutto è stato soccorso da Virgilio, che lo scorterà in un viaggio attraverso Inferno e Purgatorio, unica via per ritrovare la salvezza.

Il disegno di Ligari rappresenta il momento finale di questo canto, un istante davvero significativo senza cui la Divina non sarebbe stata scritta: l’accettazione di Dante di intraprendere il viaggio nell’Oltretomba.

A sinistra dell’immagine si possono individuare due animali: si riconosce subito il leone che incede verso sinistra, mentre l’altro animale che appare sullo sfondo, volto verso destra a guardare le due figure umane, è di interpretazione dubbia, in quanto i tratti della fiera sono solamente abbozzati.

Dante è la prima figura, riconoscibile non solo per il suo profilo, ma anche perché lo stesso passo della Commedia dice che Virgilio lo precede  (Allor si mosse, e io li tenni dietro). La presenza della foresta in cui di addentrano i due personaggi viene resa grazie ad alcuni elementi arborei, quasi ad incorniciare la rappresentazione.

 

E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
a ciò ch’io fugga questo male e peggio,
che tu mi meni la dov’or dicesti,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti».
Allor si mosse, e io li tenni dietro.

Inferno, Canto I, vv 130-136