Canti dell'Inferno

Dante: fiere

Canto I - Il viaggio nell'Oltretomba

E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
a ciò ch’io fugga questo male e peggio,
che tu mi meni la dov’or dicesti,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti».
Allor si mosse, e io li tenni dietro.

Inferno, Canto I, vv 130-136

DeB

Canto II - Beatrice nel Limbo

Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi.

Inferno, Canto II, vv 52-54

Caronte

Canto III - Vestibolo dell'Inferno

Così sen vanno su per l’onda bruna,
e avanti che sien di là discese,
anche di qua nuova schiera s’auna.

Inferno, Canto III, vv 117-119

Limbo

Canto IV - Il Limbo

E quei che 'ntese il mio parlar coverto,
rispuose: «Io era nuovo in questo stato,
quando ci vidi venire un possente
con segno di vittoria coronato»

Inferno, Canto IV, vv 51-54

Paolo e Francesca

Canto V - Francesca da Rimini

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso
la bocca mi basciò tutto tremante.

Inferno, Canto V, vv 133-136

Dante svenuto

Canto V - La pietà di Dante

Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.

Inferno, Canto V, vv 139-142

Cerbero

Canto VI - Cerbero

Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa.
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e ‘l ventre largo, e unghiate le mani,
graffia li spiriti gli isquoia ed isquatra.

Inferno, Canto VI, vv 13-18

Pluto

Canto VII - Il demonio Pluto

«Pape Sàtan, Pape Sàtan aleppe!»,
cominciò Pluto con la voce chioccia;

Inferno, Canto VII, vv 1-2

Citta dite

Canto VIII - La città di Dite

Lo buon maestro disse: «Ormai, figliuolo,
s’appressa la città c’ha nome Dite,
coi gravi cittadin, col grande stuolo».

Inferno, Canto VIII, vv 67-69

Farinata

Canto X - Incontro con Farinata

Ed el mi disse: « Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s’è dritto:
da la cintola in sù tutto ‘l vedrai».

Inferno, Canto X, vv 31-33

Centauri

Canto XII - I centauri

e tra 'l piè de la ripa ed essa, in traccia
corrien centauri, armati di saette,
come solien nel mondo andare a caccia.
Veggendoci calar, ciascun ristette,
e de la schiera tre si dipartiro
con archi e asticciuole prima elette;

Inferno, Canto XII, vv 55-60

Brunetto

Canto XV - Brunetto Latini

Io non osava scender de la strada
per andar par di lui; ma ‘l capo chino
tenea com’uom che riverente vada.

Inferno, Canto XV, vv 43-45

Dannati

Canto XVI - I sodomiti

Qual sogliono i campion far nudi e unti,
avvisando lor presa e lor vantaggio,
prima che sien tra lor battuti e punti,
così, rotando, ciascuno il visaggio
drizzava me, sì che 'n contraro il collo
faceva ai piè continüo viaggio.

Inferno, Canto XVI, vv 22-27

Tiresia

Canto XX - Tiresia

Vedi Tiresia, che mutò sembiante
quando di maschio femmina divenne,
cangiandosi le membra tutte quante;
e prima, poi, ribatter li convenne
li duo serpenti avvolti con la verga,
che rïavesse le maschili penne.

Inferno, Canto XX, vv 40-45

Assalto diavoli

Canto XXI - Virgilio parla con i diavoli

Con quel furore e con quella tempesta
ch'escono i cani a dosso al poverello
che di sùbito chiede ove s'arresta,
usciron quei di sotto al ponticello,
e volser contra lui tutti ‘i runcigli;

Inferno, Canto XX, vv 67-71

Falsari

Canto XXIX - Pena dei falsatori di metalli

Qual sovra ’l ventre e qual sovra le spalle
l’un de l’altro giacea, e qual carpone
si trasmutava per lo tristo calle.

Inferno, Canto XXIX, vv 67-69

Schicchi

Canto XXX - Gianni Schicchi

L’una giunse a Capocchio, e in sul nodo
del collo l’assannò
,
si che, tirando,
grattar li fece il ventre al fondo sodo.
E l'Aretin che rimase, tremando
mi disse: «Quel folletto è Gianni Schicchi,
e va rabbioso altrui così conciando».

Inferno, Canto XXX, vv 28-33

Cattura ugolino

Canto XXXIII - Conte Ugolino

Tu dei saper ch'i' fui conte Ugolino,
e questi è l'arcivescovo Ruggieri:
or ti dirò perchè i son tal vicino.
Che per l’effetto de’ suo’ mai pensieri,
fidandomi di lui, io fossi preso
e poscia morto, dir non è mestieri;
però quel che non puoi avere inteso,
cioè come la morte mia fu cruda,
udirai, e saprai s'e' m'ha offeso.

Inferno, Canto XXXIII, vv 13-21

Morte ugolino

Canto XXXIII - Morte conte Ugolino

« [ ... ] Qui vi morì; e come tu mi vedi,
vid'io cascar li tre ad uno ad uno
tra 'l quinto dì e 'l sesto; ond' io mi diedi
già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
e due dì li chiamai, poi che fur morti.
Poscia, più che ‘l dolor, potè ‘l digiuno».

Inferno, Canto XXXIII, vv 70-75