Purgatorio
Canto XXIII - Nella

Canto XXIII - Nella

Lo sguardo di Dante è colpito dalla magrezza impressionante delle anime del sesto girone: si tratta dei golosi, ridotti così dal desiderio inappagabile dell’acqua e dei frutti dell’albero descritti nel canto ventiduesimo. Quand’ecco che uno spirito di quella schiera apostrofa il poeta, ma Dante in un primo momento è incapace di riconoscerlo, dato il mutamento subito dal volto del penitente: comincia così l’episodio dell’incontro con Forese Donati, l’amico di un tempo. Il poeta, che credeva Forese tra i negligenti dell’Antipurgatorio, si mostra stupito, ma Forese gli spiega che a condurlo in quel luogo sono state le preghiere di sua moglie Nella. Dopodiché lancia un’invettiva contro gli indecorosi costumi delle donne fiorentine, per le quali profetizza un imminente castigo. A questo punto, però, vuole sapere da Dante le ragioni di quel suo viaggio, da vivo, nel regno dei morti: il poeta lo informa allora di sé e dei due poeti, Stazio e Virgilio, che gli sono al fianco.


Ond’elli a me: «Sì tosto m’ha condotto
a ber lo dolce assenzo d’i martìri
la Nella mia con suo pianger dirotto.
Con suoi prieghi devoti e con sospiri
tratto m’ha de la costa ove s’aspetta, 
e liberato m’ha de li altri giri.

Purgatorio, Canto XXIII, vv 85-90