Purgatorio
Canto XV - Apparizione dell'Angelo

Canto XV - Apparizione dell'Angelo

Sono le tre del pomeriggio, e i due poeti si trovano ancora nel secondo girone, quando Dante viene colpito da una luce abbagliante che lo costringe a schermarsi il volto con la mano per poterne sostenere la vista. Tale fulgore promana dall’Angelo disceso a indicare loro il modo per poter salire al terzo girone, quello degli iracondi. Durante l’ascesa Dante espone alla sua guida un dubbio, nato in lui ascoltando le parole di Guido del Duca. Ma la risposta di Virgilio è causa nella mente di Dante di un ulteriore interrogativo: allora Virgilio, dopo una spiegazione parziale, lo esorta a purificarsi dei peccati in attesa di essere illuminato dalle parole di Beatrice. Nel frattempo essi sono arrivati nel terzo girone e subito a Dante appaiono tre visioni: quella di Gesù giovinetto al tempio, quella della clemenza di Pisistrato e quella della lapidazione di Santo Stefano. Virgilio che sa perfettamente in quali spettacoli sia immersa la mente di Dante, lo sprona a proseguire il cammino poiché si sta facendo sera. L’immagine conclusiva del canto è quella dei due poeti avvolti in una cortina di fumo nero e quindi impossibilitati a vedere alcunché.


Poi giunti fummo a l’angel benedetto, 
con lieta voce disse: «Intrate quinci 
ad un scaleo vie men che li altri eretto».

Noi montavam, già partiti di linci, 
e ‘Beati misericordes!’ fue
cantato retro, e 'Godi tu che vinci!'.

Purgatorio, Canto XV, vv 34-39