Canti del Paradiso
Come per il Purgatorio, sono proposte di seguito alcune immagini presenti nel tomo terzo dellopera Dante Alighieri, edita a Venezia da Antonio Zatta nel 1784; le minute calcografie, accompagnate da versi, presentano un momento significativo di ciascun canto del Paradiso.

Canto I
Dante vede Beatrice, che sta guardando intensamente il cielo, e a sua volta fissa i suoi occhi su di lei, perdendosi a tal punto nel suo aspetto da sentirsene trasformato.
Siamo allinizio del viaggio di Dante verso la sfera di fuoco che divide la Terra dal primo cielo, quello della Luna; Dante vede aumentare la luce attorno a sé ed acuirsi i propri sensi e si affida alla guida di Beatrice.

Canto III
Dante vede delle figure di spiriti così evanescenti da sembrare delle immagini riflesse, tanto da voltarsi per vedere a chi appartengano. Beatrice sorride del suo errore e spiega al poeta che si tratta degli spiriti difettivi, incostanti in vita per linflusso della Luna e pertanto relegati al cielo più basso.

Canto V
Ancora nel primo cielo, Beatrice parla a Dante del valore del voto ed invita il poeta ad aprire la mente a quello che lei gli sta spiegando e a fissarlo nella memoria, dal momento che aver ascoltato non produce conoscenza, se non si rammentano gli insegnamenti.

Canto VI
Nel secondo cielo, quello di Mercurio, Dante incontra Giustiniano, che si presenta a lui come imperatore romano e come colui che, ispirato dallo Spirito Santo, riformò la legislazione romana, eliminando dalle leggi ciò che era superfluo e ciò che era inutile.

Canto VIII
Dante, accompagnato da Beatrice, sale al terzo cielo di Venere e osserva diverse luci ruotare in cerchio più o meno velocemente, simili a faville che si distinguono dalla fiamma. Sono gli spiriti amanti, che abitano il Cielo di Venere: grandi amatori in vita, hanno rivolto i loro sentimenti in modo disinteressato verso Dio e il prossimo.

Canto XI
Nel quarto cielo del Sole, Dante incontra san Tommaso e ascolta il racconto della vita di san Francesco, che amò e volle sposare una donna che nessuno, dopo Cristo, aveva più desiderato: la Povertà.

Canto XIII
Dante cerca di descrivere la sua visione del movimento degli spiriti sapienti del quarto cielo, invitando il lettore ad immaginare quindici stelle che, in diversi punti del cielo, lo illuminano in modo tale da vincere ogni oscurità. Sono le stelle più luminose della volta celeste, secondo un trattato di astronomia di Tolomeo.

Canto XV
Dante si trova nel quinto cielo di Marte, di fronte alla croce degli spiriti combattenti. Dal braccio destro della croce fino alla parte inferiore, si muove una delle luci che ne costellano la figura. Si tratta della luce di Cacciaguida, avo di Dante, che parla al poeta della Firenze antica.

Canto XVIII
Beatrice sorride a Dante e lo invita a voltarsi e ad ascoltare. Dante vede le anime della stella di Giove, gli spiriti giusti, volare in cerchio e formare delle lettere, che, unite, danno luogo alla scritta Diligite iustitiam, qui iudicatis terram (Amate la giustizia, voi che giudicate la Terra).

Canto XIX
Laquila formata dagli spiriti giusti della stella di Giove, dopo aver risposto a Dante circa il problema della giustizia divina e della salvezza, inizia a muovere le ali spinte dalle anime beate e volteggia cantando intorno al poeta.

Canto XXI
Dante e Beatrice ascendono al cielo di Saturno, dove Dante vede una scala scintillante di colore dorato, che si erge verso l'alto a perdita d'occhio, tanto che il poeta non può vederne la fine.

Canto XXII
Dante sta per ascendere al cielo delle stelle fisse e Beatrice lo informa che ormai è vicino a Dio e deve aguzzare il suo sguardo, ma prima lo invita a rivolgere gli occhi in basso e osservare quanto tratto di cielo ha percorso grazie alla sua guida.

Canto XXIII
Dante vede migliaia di luci e all'interno scorge la figura umana di Gesù, ma le sue capacità visive non sono in grado di sostenerne la vista. Beatrice spiega al poeta che tale visione supera ogni forza, poiché essa rappresenta la sapienza e la potenza di colui che con la sua morte riaprì la strada fra Cielo e Terra.

Canto XXV
Nel cielo delle stelle fisse, Beatrice invita Dante a guardare il santo per cui sulla terra si va in pellegrinaggio in Galizia: si tratta di san Giacomo, il cui sepolcro a Santiago di Compostela, in Spagna, è tuttoggi meta dei pellegrini.

Canto XXVI
Beatrice restituisce la vista a Dante, rimasto abbagliato dalla luce sfolgorante di san Giovanni. Il poeta, che vede ora meglio di prima, si accorge della comparsa di un quarto lume e chiede stupefatto di chi si tratti. È Adamo, che si affianca alle luci di san Giovanni, san Pietro e san Giacomo.

Canto XXX
Dante ascende al decimo cielo, lEmpireo, e viene condotto da Beatrice verso la rosa dei beati, dove viene invitato ad osservare quanto la città dei beati sia grande e quanto siano occupati i suoi seggi, tanto che pochi di essi sono rimasti liberi.

Canto XXXI
NellEmpireo, san Bernardo esorta Dante a non tenere gli occhi rivolti in basso ma a guardare fino ai gradini più alti della rosa dei beati, dove siede Maria, regina del cielo, verso la quale tutti i beati sono sudditi devoti. Sarà la sua visione ad aiutare Dante a prepararsi per la conclusione del proprio viaggio, ossia la contemplazione della mente di Dio.

Canto XXXII
NellEmpireo, Dante contempla Maria circondata dagli angeli. San Bernardo indica al poeta larcangelo Gabriele, che portò a Maria un rametto di palma nellatto di annunciarle lincarnazione di Cristo.

Canto XXXIII
Bernardo, con un cenno e un sorriso, esorta Dante a guardare in alto, dove Maria, accolta la preghiera del santo, intercede perché il poeta possa fissare lo sguardo nella mente di Dio e avere la visione dellunità delluniverso.